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Adozione di bambini, un video virale contro i pregiudizi

“La famiglia non è solo Dna. E’ sentimento”. Spopola sui social il filmato realizzato da Casa Surace sull’adozione di bambini di origine straniera.

Sui social network di ItaliaAdozioni, associazione che si occupa di cultura dell’adozione e dell’affido, è stato pubblicato un video sugli stereotipi e pregiudizi che, in tante situazioni, accompagnano in un modo o nell’altro l’adozione internazionale di bambini.

Il video ha superato in una settimana il milione di visualizzazioni sui vari canali.

Il filmato dello studio cinematografico e televisivo Casa Surace mi ha ricordato il tema della rappresentazione dei migranti sui media, di cui ho iniziato a occuparmi – con ricerche universitarie in ambito pedagogico – nel 1998.

Il video prodotto da ItaliaAdozioni ha raccolto migliaia di commenti, su cui torno più avanti nell’articolo.

Lo faccio precisando che non ho in alcun modo partecipato alla concezione e alla scrittura dei testi originali per il video.

Ho solo partecipato, occupandomi di analisi dei media, al progetto IconA per la parte relativa ai mezzi della comunicazione sociale.

Media e diversità culturale: stereotipi e pregiudizi

Da oltre vent’anni mi occupo del tema “media e immigrazione”, su cui ho scritto tre testi universitari. L’ultimo è sul Giornalismo Interculturale.

Ho così avuto modo di fare ricerca e di riflettere a lungo sui pregiudizi e gli stereotipi che i media mettono in campo quando si parla di immigrazione. E di diversità culturale.

Nel caso dell’adozione internazionale, quindi di bambini di origine straniera, abbiamo pregiudizi e stereotipi che hanno a che fare con il tema della “diversità”.

E in alcuni casi anche del razzismo, o comunque con forme di discriminazione e di pregiudizio etnico.

Il video di Casa Surace nasce, oltre che dai risultati della ricerca universitaria IconA, anche da un dibattito fra le diverse anime e sensibilità culturali di ItaliaAdozioni. E dal contributo di figli e figlie adottivi e di genitori adottivi.

È quindi un video frutto del pluralismo delle idee, a volte in disaccordo e a volte in accordo come in tutti i dibattiti, che nella società civile abbiamo sul tema dell’adottare.

Perché l’adozione è un tema troppo serio, come la diversità culturale, per lasciarla soltanto a pochi esperti (o presunti tali).

Quello di Casa Surace è un video che non cede, grazie al ricorso all’ironia, al “pensiero unico” di chi guarda da angoli esclusivi all adozione. O sull’adozione ha interessi che non consentono una lucidità e ampiezza di visione.

Adozione di bambini: il video virale di Casa Surace per ItaliaAdozioni

Il video di Casa Surace, prodotto da ItaliaAdozioni, è stato reso possibile grazie al contributo delle organizzazioni che hanno sostenuto il progetto IconA. Un progetto che ha indagato, con una ricerca di livello universitario, su come gli italiani vedono l’adottare.

Ecco i contributori, senza i quali la ricerca IconA non sarebbe stata possibile: BCC Milano, Fondazione Cariplo e Cattolica Assicurazioni.

Quali stereotipi e pregiudizi sull’adottare minori stranieri mette in chiaro il video di Casa Surace, con lo strumento dell’ironia?

Il focus del video di Casa Surace è “sulle frasi da non dire quando si parla di adozione”.

Nei 3 minuti e 46 secondi di filmato, abbiamo questi elementi di pregiudizio evidenziati dal video:

  • un figlio biologico deve essere tale e quale al padre,
  • un figlio che ha tratti somatici diversi dai genitori disorienta,
  • la supremazia della figura del “padre” in famiglia (abbia o meno figli adottati),
  • l’adottare un bambino come “opera di misericordia”, come forma di carità,
  • l’essere un figlio biologico un “figlio vero” (per cui solo i genitori biologici sono “genitori veri”),
  • l’adozione di bambini come regalo che si compra e che si sceglie secondo i propri gusti e necessità,
  • il “colore della pelle” del figlio adottato, da schiarire per renderla più consona al colore della pelle dei genitori e della società attorno,
  • la credenza che un bambino (o bambina) in adozione non possa sapere l’italiano, per cui il suo essere comunque “straniero”,
  • il “voler bene” – come atto misericordioso – verso uno “straniero” che viene da fuori e quindi va compatito,
  • la fortuna di aver trovato un figlio adottivo che ha imparato in fretta, perché gli stranieri non imparano le altre lingue,
  • l’essere un figlio straniero comunque “straniero” (non puoi essere italiano che per discendenza biologica),
  • l’immutabilità dell’identità dello “straniero” (brasiliano è, brasiliano rimane),
  • il ricondurre una certa abilità o competenza (saper giocare al calcio) all’etnia,
  • la trasmissione per via genetica, ereditaria, biologica delle competenze e dei talenti,
  • l’adozione è solo di bambini e bambine stranieri, gli unici ad aver bisogno di essere adottati,
  • l’adozione come “bisogno” e non come scelta libera e consapevole,
  • il collocare la provenienza dei bambini e bambine adottati in “zone inferiori” della Terra: Africa, Sud America, ovvero nei luoghi di un “Terzo Mondo”,
  • le condizioni di degrado in cui vivono i bambini e le bambine di Africa e Sud America e le loro società,
  • il non essere un bambino o bambina adottati figli “veri” come quelli dei genitori biologici,
  • il fatto che i figli biologici prendono giocoforza le caratteristiche dei genitori,
  • il ribaltare un pregiudizio (“come il padre, uguale”) quando fa comodo alle proprie convinzioni e il non accettare la smentita dei propri giudizi erronei.

Nell’ultima parte, dal minuto 3’13”, il video fa esprimere al figlio adottato altri pregiudizi sull’adozione di minori stranieri (e di minori in genere):

  • l’essere “fortunati ad avere già dei genitori”, come se un figlio o figlia adottati non avessero già una coppia di genitori,
  • l’idea dell’adozione come dono a chi non ha nulla da portare con sé e quindi non vale nulla,
  • l’adottare come “prendersi qualcuno” che può meritare o non meritare di essere preso
Libro-Cara-Adozione-ItaliaAdozioni-adozione-di-bambini-Casa-Surace

Il libro “Cara Adozione” con lettere e riflessioni sull’adozione di bambini e bambine, dall’attesa alla ricerca delle origini. È pubblicato da ItaliaAdozioni

Casa Surace, l’analisi del video sull’adozione di figli stranieri

Il video, a scanso di equivoci, non è un filmato “comico”. Non fa ridere e non ha quest’obiettivo.

Il video di Casa Surace ha due caratteristiche: punta all’ironia ed è un video virale.

L’uso dell’ironia è assai efficace anche nella comunicazione sociale.

L’ironia è utile per mettere in crisi alcune presunte certezze, ribaltare in modo dialettico talune convinzioni. E per invitare il lettore (lo spettatore) alla riflessione.

Va ricordato che l’ironia ha avuto un’attenzione ripetuta da parte della Filosofia, quale forma nobile di riflessione e di dibattito.

Proprio per il suo richiamo allo scontro delle idee, l’ironia nei secoli ha suscitato sconcerto, denuncia, condanna, perplessità.

L’uso della ragione, là dove si fa ficcante ed efficace, del resto dà sempre fastidio.

La prima “ironia filosofica”, raccontata nei libri di Storia della Filosofia, è quella di Socrate, il filosofo ateniese che si faceva beffe di taluni “sapienti” (o presunti tali), facendo finta di essere un ignorante; e uno sprovveduto.

Il sapiente era Socrate, ma fingeva di non sapere per provocare e far cadere in contraddizione l’interlocutore.

Il filosofo francese dell’Illuminismo, Voltaire fa dell’ironia su un altro filosofo, il tedesco Leibniz. Quest’ultimo era convinto che il nostro fosse il migliore dei mondi possibili. Voltaire, ironizzando sui mali e gli intoppi del nostro mondo, lo smentisce.

Per il poeta Schlegel, uno dei filosofi fondatori del Romanticismo, l’ironia aiuta a prendere le distanze dalle cose.

L’ironia aiuta a capire che ciò che noi viviamo – dalle esperienze più belle a quelle più brutte – è sempre una sciocchezza in confronto alla grandezza dell’infinito.

Uno dei più grandi esperti di opinione pubblica, il sociologo Giampaolo Fabris, così scrive nella prefazione a un testo sulla comunicazione pubblicitaria: “È il sorriso più che il ridere l’effetto dell’ironia. È, soprattutto, l’appello all’intelligenza del recettore, il rifiuto di un suo ruolo soltanto passivo, il promuoverlo a partner che il ricorso all’ironia rende possibile e probabile”.

Chi si interroga, quindi, sul significato di un video come quello di Casa Surace è importante abbia presente questa riflessione di Fabris: il richiamo all’intelligenza dello spettatore, in un gioco di complicità che porta chi guarda a riflettere.

Il richiamo all’intelligenza dello spettatore avviene in modo semplice, diretto, alla portata di tutti.

Associazione culturale ProsMedia - Agenzia Corte&Media TV - canale youtube

I video sono di tre tipi, ci ricorda la piattaforma YouTube, che se ne intende:

  • video “educativi”. Ovvero: ti insegno le procedure per adottare, o come affrontare le difficoltà di inserimento scolastico;
  • video “di approfondimento”. Quelli dell’esperto che riflette sull’adozione, sul suo significato, sulle sue problematiche e tematizza grazie alla sua competenza gli aspetti dell’adottare e dell’essere adottati;
  • video “virali”. Quelli che non vogliono, né possono, essere educativi o didattici; e neppure approfonditi. Ma che raggiungono in modo intelligente il grande pubblico.

Se qualcuno si chiede il senso della comunicazione messa in atto da ItaliaAdozioni, la lettura che posso darvi io – alla luce delle riflessioni degli esperti sull’ironia e sui video virali – è questa.

ItaliaAdozioni ha voluto portare al grande pubblico i pregiudizi e gli stereotipi sull’adozione.

Ha voluto usare l’ironia perché è una forma intelligente di comunicazione; e nello stesso tempo è un modo coinvolgente di parlare al pubblico profano.

Accanto ai video virali, certo, vanno collocati i convegni, gli studi, le ricerche, le riflessioni, i libri e tutto quanto approfondisce il tema dell’adottare.

Ha ragione la rivista Vita quando, in un articolo sul video di Casa Surace, scrive: “Il campionario dei pregiudizi sull’adozione internazionale viene squadernato tutto, con leggerezza e simpatia, dagli autori di Casa Surace. Ci hanno provato in tanti a cambiare la comunicazione sulle adozioni, ma questo video è il primo che ci riesce davvero”.

In questo, ItaliaAdozioni ha dimostrato di saper innovare nel fare comunicazione sull’adozione.

Sul suo sito web troviamo i contenuti utili, sul “come fare”, su “come risolvere” alcune problematiche, sul “come affrontare” alcune situazioni. Sono contenuti rivolti a genitori, a professionisti, a insegnanti.

Troviamo, poi, in ItaliaAdozioni i contenuti di approfondimento, come la ricerca IconA, da cui emerge la visione che gli italiani hanno dell’adottare. Fra cui la convinzione, di una certa parte di pubblica opinione, che i figli adottati non siano proprio italiani. Segno del resistere del pregiudizio dello ius sanguinis.

Infine, con il video di Casa Surace, l’ironia e la diffusione a macchia d’olio tipica dei video virali su tematiche spicciole, popolari, ma così importanti da doverle affrontare di petto.

Italia Adozioni - associazione che si occupa di cultura dell'adozione e dell'affido

Gli stereotipi e i pregiudizi sull’adozione sono quelli sulla “diversità” e sull’identità

Nel vedere con attenzione, più volte (e senza pregiudizi positivi o negativi), il video di Casa Surace e ItaliaAdozioni, vi ho riconosciuto gli stereotipi e i pregiudizi che ho incontrato nei media quando parlano di migranti. E di diversità culturale.

L’idea di fondo di quei pregiudizi è che l’identità sia un monolite, qualcosa di immutabile che si trasmette per via ereditaria, attraverso il Dna. Scordando, peraltro, che pure il Dna cambia nel tempo in alcuni suoi aspetti.

L’identità come un monolite, da trasmettersi per via di sangue.

La cultura come un fossile, un qualcosa di immutabile e di folcloristico.

La compassione verso il bambino o l’anziano o il malato straniero, ma la criminalizzazione o il mero uso economico della persona migrante.

Sono queste alcune delle caratteristiche che emergono sulla rappresentazione dei cittadini stranieri nei media italiani.

Vi è una riduzione ad “oggetto” dello “straniero”: oggetto economico, quando lo si usa per lavorare nei campi o in fabbrica; oggetto sportivo quando lo si vede, con la pelle nera, vincere nelle competizioni sportive.

Lo “straniero” non ha poi diritto di parola nei media. È un pericolo, una minaccia. Viene visto come massa indistinta, come folla che preme alle frontiere marine e che sbarca invadendoci.

Il risultato è un incasellare l’Altro straniero in categorie statiche, che non possono cambiare. Il ridurlo di valore, lo sminuirlo e, di conseguenza, l’usarlo a poco prezzo per i propri fini.

Dietro il pregiudizio etnico e il razzismo, infatti, vi sono gli interessi economici.

Oltre il limite di pensiero e di apertura mentale della persona affetta da pregiudizio e da razzismo, vi sono gli affari. Il business. Un giro colossale di denaro.

Giornalismo Interculturale - media e immigrazione - Maurizio Corte - libro

La voce dei figli adottivi e dei genitori che hanno adottato

Un punto importante del video di Casa Surace e ItaliaAdozioni è quello del “dare voce” al bambino adottato.

Quello del diritto alla parola è un passaggio importante che purtroppo in altre situazioni – vedi il tema media e immigrazione – non viene esercitato. Che viene impedito.

Il bambino, nel video di ItaliaAdozioni, ribatte colpo su colpo alle frasi del pregiudizio. Lo fa ricorrendo all’ironia, confutando le convinzioni della coppia ospite e ribaltandole, dimostrandone l’inconsistenza e la contraddizione.

Quanto ai genitori adottivi, ognuno interpreta la genitorialità a modo proprio. Ciascuno – parlo qui come padre adottivo – agisce e reagisce secondo il proprio carattere, la propria esperienza adottiva, le proprie convinzioni.

I primi tempi, dopo che avevamo adottato, mi sentivo dire: “Che bravi che siete stati!”. Rispondevo con un sorriso di commiserazione verso il poveretto che diceva quelle solite parole di circostanza, trattandoci da misericordiosi e da benefattori verso gli sfigati del mondo.

Ora quanto qualcuno me lo dice, ribatto: “Lei non sa quanto siamo stati bravi! E anche quanto brava è stata nostra figlia!”.

È normale che ciascuno interpreti e legga e viva il video di Casa Surace e l’iniziativa di ItaliaAdozioni a modo proprio. Guai se non fosse così!

C’è chi ride. Chi sorride. Chi si riconosce. Chi si risente. Chi si arrabbia e non è d’accordo sull’uso dell’ironia.

Sono voluto entrare in campo pure io, perché – oltre che uno studioso, un giornalista e uno scrittore – sono un padre adottivo che ha vissuto con passione quest’esperienza.

Sul profilo Facebook di ItaliaAdozioni, forte del mio essere indipendente da ogni organizzazione e ogni interesse, ho reagito, anche in modo duro, alle provocazioni. E agli attacchi. Credo nel conflitto, nel dibattito, nello scontro delle idee.

Mi sono preso pure del “razzista”, del non sapere cosa sia la comunicazione. Ho letto di una presunta “supremazia bianca”. E altre amenità.

Ho scelto anche di provocare, perché l’ironia provoca. Perché non accetto che qualcuno voglia una “supremazia culturale” sul parlare di adozione.

In ogni caso, tutte le posizioni vanno rispettate. La ricchezza di un dibattito sta nella quota di dissenso che suscita, perché è dalla differenza che nasce qualcosa di costruttivo.

Poi vi sono i troll, i venditori di fumo, chi campa sull’adozione, chi lucra, chi critica per sentirsi vivo, chi critica perché ha un suo orticello da curare. Ognuno, si sa, cura l’orto suo e lo crede il migliore.

Quello che va richiesto è il rispetto della comunicazione autentica. E il rispetto delle regole deontologiche, dell’etica della comunicazione.

Casa Surace - adozione di bambini - video - ItaliaAdozioni

Il video sull’adozione e la deontologia della comunicazione

Tutte le posizioni sono da rispettarsi, purché vi sia rispetto verso gli altri. Purché non si usino espressioni di disprezzo, dileggio o – peggio – pregiudizio interessato mosso da interessi economici di gruppo o personali.

Al di fuori di questo, un video può convincere o meno. Può piacere o meno. L’importante è che rispetti l’etica della comunicazione.

Come giornalista, ho come riferimento il Testo Unico dei Doveri dei Giornalisti, approvato dall’Ordine dei Giornalismo nel gennaio del 2016.

Ecco tre fra i principi fondamentali del testo di deontologia dei giornalisti:

  • il rispetto dei diritti fondamentali delle persone e l’osservanza delle norme di legge poste a loro salvaguardia;
  • tutela dei diritti dell’infanzia;
  • l’evitare di usare toni sensazionalistici e qualsiasi forma di speculazione quando si trattano casi di minori adottati o dati in affido;
  • il bambino non va intervistato o impegnato in trasmissioni televisive e radiofoniche che possano lederne la dignità o turbare il suo equilibrio psico-fisico, né va coinvolto in forme di comunicazioni lesive dell’armonico sviluppo della sua personalità.

Tutti questi principi sono stati rispettati nel video di Casa Surace. Non c’è dubbio su questo, fatto salvo il diritto di ciascuno di fruire di un video secondo le proprie sensibilità personali.

E fatto salvo anche il dovere di rispettare la comunicazione che altri – Casa Surace, ItaliaAdozioni o qualsiasi organizzazione o singolo – fanno, là dove non violano leggi o regole di etica della comunicazione.

Casa Surace e il video sull’adottare promosso da ItaliaAdozioni

Non conoscevo Casa Surace, se non per aver visto qualche suo video sull’immigrazione.

Casa Surace – si legge sul loro sito web – è una factory e casa di produzione nata a Napoli nel 2015 da un gruppo di amici e coinquilini.

Con sedi a Napoli e a Sala Consilina, lavora a livelli professionali, come si può vedere dai video che pubblicano sui loro profili social.

Hanno oltre 3 milioni di fan sul web. Il che consente all’ironia sui pregiudizi e gli stereotipi che circondano ancora l’adozione di bambini – sia stranieri che italiani, fra l’altro – di mettere alla berlina certe visioni ristrette.

E consente, proprio grazie al lavoro preparatorio fatto dal video ironico e virale di Casa Surace e ItaliaAdozioni, di portare il tema dell’adottare e sull’essere adottati al grande pubblico.

Grazie al video virale, il tema dell’adozione arriva alla grande anche alla scuola, al mondo dei pediatri, ai professionisti che hanno a che fare con quella “diversità” che è l’adozione.

E’ un primo passo per dissodare il terreno su cui costruire riflessioni, ascoltare testimonianze, far parlare gli esperti e continuare a dibattere dell’adozione di bambini. Ovvero di un’esperienza tanto importante sul piano personale, e tanto peculiare, quanto lo è sul piano sociale.

Maurizio Corte
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