Login

Lost your password?
Don't have an account? Sign Up
Ariaferma - recensione del film - Toni Servillo - Silvio Orlando - magazine ilbiondino.org - ProsMedia - Agenzia Corte&Media

“Ariaferma”, il mondo del carcere ha bisogno di mediatori interculturali e di educatori

Il film Ariaferma, con Toni Servillo e Silvio Orlando, e con la regia di Leonardo Di Costanzo, presentato alla 78^ edizione del Festival del Cinema di Venezia, è ambientato in un carcere sardo.

Si tratta di un carcere fatiscente che sta per essere chiuso. Come spesso accade nelle logiche burocratiche, arriva un contrordine: 12 detenuti e alcuni agenti di polizia penitenziaria sono costretti a rimanere nel vecchio stabile, perché il carcere dove ricollocare quei detenuti non è ancora disponibile.

Costretti ad abitare in una sola zona della galera in rovina, poliziotti penitenziari e carcerati si trovano a sperimentare una diversa e più vicina convivenza.

Il film Ariaferma è l’occasione per riflettere non solo sul carcere, ma su che cosa sia davvero il vivere assieme in condizioni complesse, ambigue, opache.

Il racconto messo in forma di film ci ricorda anche l’importanza della mediazione interculturale e della figura degli educatori e dei mediatori nelle carceri.

Sulla mediazione interculturale puoi vedere la pagina del Master in Intercultural Competence and Management che organizziamo come Università di Verona, sotto la direzione del professor Agostino Portera.

Ariaferma - recensione del film - carcere - Toni Servillo - Silvio Orlando - magazine ilbiondino.org - ProsMedia - Agenzia Corte&Media---

Recensione del film Ariaferma

Come scrive il critico Federico Gironi sul magazine Comingsoon, il film “Ariaferma, in qualche modo, è un Deserto dei Tartari delle prigioni. È il racconto di una sospensione, di una situazione anomala e carica di tensione, che comprime e sintetizza le dinamiche carcerarie (e forse non solo), portando all’evidenza tutta la loro assurdità”.

“In quelle mura corrose ci sono due microcosmi conviventi e, al contempo, separati dalle sbarre e dai reciproci ruoli. Il che non impedisce le divisioni all’interno dei singoli gruppi”, scrive il critico Giancarlo Zappoli, sul magazine MyMovies.

Scrive il critico Valerio Sammarco sul magazine Cinematografo“Non è un film sulle condizioni delle carceri italiane. È forse un film sull’assurdità del carcere. Leonardo Di Costanzo ci rinchiude all’interno di un vecchio istituto di pena, situato in una zona remota e imprecisata del territorio italiano. Fatiscente e in dismissione, questo luogo diventa teatro di un momento di improvvisa sospensione”.

Il film Ariaferma ci consente di riflettere sulla sospensione a cui certe condizioni esistenziali ci costringono. E ci permette di pensare, finalmente, alla situazione delle carceri italiane.

Perché se le carceri diventano davvero luoghi di umanità, di reinserimento sociale – come prevede la Costituzione – tutti noi siamo più sicuri su due fronti:

  • che vi saranno meno recidive, con meno persone che tornano a delinquere;
  • che saremo trattati e considerati meglio, come cittadini, dallo Stato che regola la nostra vita

Carceri italiane: la situazione secondo Antigone

“In un carcere sconvolto dalle immagini della mattanza avvenuta nell’istituto di Santa Maria Capua Vetere, questa della violenza non è l’unica emergenza che riguarda il sistema penitenziario italiano”, scrive l’associazione Antigone, nel presentare nel luglio 2021 il rapporto di metà anno sulla condizione penitenziaria.

“Sono diverse le problematiche che vanno affrontate con urgenza. Resta presente quella del sovraffollamento con un tasso che supera il 113% con oltre 53.000 detenuti a fronte di 47.000 posti disponibili“, sottolinea Antigone.

“Per affrontare la questione basterebbe incentivare le misure alternative. Sono poco meno di 20.000 i detenuti che, con un residuo pena di meno di 3 anni, potrebbero accedervi”, osserva Antigone.

“Un ulteriore intervento potrebbe riguardare una modifica della legge sulle droghe. 1 detenuto su 4 ha una diagnosi di tossicodipendenza e queste persone andrebbero prese in carico dai servizi territoriali, per affrontare la loro problematica e non chiusi in un carcere”, spiega l’associazione che si occupa della detenzione in Italia. 

LA CONDIZIONE DELLE CELLE

“Nel 42% degli istituti oggetto del monitoraggio sono state trovate celle con schermature alle finestre che impediscono passaggio di aria e luce naturale. Nel 36% delle carceri vi erano celle senza doccia“, denuncia Antigone.

Il regolamento penitenziario del 2000 prevedeva che, entro il 20 settembre 2005, tutti gli istituti installassero le docce in ogni camera di pernottamento.

In un’estate calda, “a causa della pandemia, nel 24% degli istituti ci sono sezioni in cui si si è passati dal regime a celle aperte a quello a celle chiuse. Anche se il primo resta ancora predominante”, fa sapere Antigone.

“Un intervento urgente riguarda anche quello delle assunzioni di personale civile: educatori, mediatori, psicologi. La detenzione costa allo Stato 3 miliardi di euro, di cui il 68% è impiegato per la polizia penitenziaria“, informa l’associazione Antigone.

Solo nel 65% degli istituti da noi visitati, meno di 2/3, c’è un direttore assegnato in via esclusiva. Negli altri, il direttore era responsabile di più di una struttura, con le difficoltà e le limitazione che ciò comporta sia per il personale che per i detenuti”, fa notare Antigone.

SERVONO EDUCATORI, PSICOLOGI E MEDIATORI

“Fortissimo lo squilibrio tra personale di custodia e personale dell’area trattamentale preposto alla reintegrazione sociale delle persone detenute: il rapporto medio negli istituti visitati era di un poliziotto penitenziario ogni 1,6 detenuti e di un educatore ogni 91,8 detenuti”, denuncia l’associazione Antigone.

Risulta evidente a tutti noi – aggiungo io – che là dove si investe solo sulla repressione, senza investire nell’educazione, non si fa un passo in avanti neppure a calci nel sedere.

Chi, viene da chiedere, ha consentito tutto questo? Perché non si spiega a noi cittadini, tanto preoccupati delle libertà da Covid-19, da lockdown e da vaccini vari, che la sicurezza passa per carceri dove ci sono i poliziotti che servono, ma anche gli educatori e gli psicologi specializzati?

L’ORDINAMENTO PENITENZIARIO

Il governo ha annunciato importanti riforme riguardanti il sistema penitenziario. Antigone sottolinea di aver elaborato una proposta riguardante il regolamento di esecuzione dell’ordinamento penitenziario.

Una domanda, a fronte di tutto questo, s’impone: quanto incide la rappresentazione che i media danno del crimine e della giustizia, nelle scelte politiche di politica penitenziaria?

Quanto i media sono strumentalizzati dalle forze politiche con proclami idioti contro lo straniero, il delinquente (solo se “non” politico), senza assicurare carceri efficienti? e quindi assicurare anche la nostra sicurezza come cittadini?

Qui puoi scaricare il rapporto di Antigone sulle carceri italiane

Con il tempismo dei film che rappresentano un certo tempo in cui ci troviamo a vivere, il film Ariaferma – presentato alla 78^ Mostra internazionale del cinema di Venezia, coglie nel modo più intimo il mondo del carcere.

Toni Servillo e Silvio Orlando ci fanno comprendere quanto il carcere abbia in comune con il nostro vivere quotidiano, le tensioni interpersonali e i conflitti perdenti.

Ariaferma ci rappresenta come le ambivalenze esistenziali della prigione siano comuni alle nostre ambivalenze, ai nostri conflitti, ai nostri tempi sospesi.

Il carcere, proiettato sullo schermo del film Ariaferma, ammonisce proprio noi. Noi che si crediamo liberi da ogni catena; noi che ci crediamo lontani da ogni finestra sbarrata. Salvo, poi, scoprire che un Covid-19 qualsiasi ci inchioda alla verosimiglianza con la prigione.

Maurizio Corte
corte.media