La Comunicazione Interculturale come veicolo di dialogo
La Comunicazione Interculturale assume un ruolo di fondamentale importanza nel contesto attuale.
Viviamo infatti in un ambiente caratterizzato da globalizzazione, interdipendenza planetaria e società sempre più complesse, multietniche e multiculturali.
Avere una competenza nella Comunicazione Interculturale è allora fondamentale, sia per esercitare una professione piuttosto che un mestiere, sia nell’impegno sociale e istituzionale.
In un mondo interconnesso, l’aumento degli incontri (e degli scontri) tra individui con background etnici, linguistici, religiosi e valoriali differenti è la norma.
In questo scenario, l’educazione e la pedagogia interculturale sono considerate la risposta più idonea, ma affinché la convivenza pacifica (multicultura) sfoci in arricchimento reciproco, è indispensabile l’intervento attraverso il dialogo, il confronto e l’interazione (intercultura).
L’importanza del comunicare interculturale
L’importanza della comunicazione interculturale si manifesta su più livelli:
- Gestione dei Conflitti e Armonia Sociale. L’incontro tra esseri umani con culture diverse implica l’insorgere di incomprensioni e conflitti sul piano linguistico-comunicativo. La comunicazione interculturale è essenziale per riconoscere, prevenire e gestire efficacemente tali conflitti. Nelle società complesse, l’educazione per la competenza globale (che include la competenza interculturale) è poi utile per vivere con armonia in comunità multiculturali, sfidando stereotipi e prevenendo il razzismo.
 - Successo professionale ed economico. Nel mercato del lavoro globalizzato, la comunicazione efficace e i comportamenti appropriati all’interno di team diversi sono chiavi per il successo professionale. Le aziende cercano sempre più persone in grado di applicare e trasferire le proprie competenze in contesti nuovi; e di costruire fiducia in gruppi eterogenei.
 - Superamento degli approcci statici. L’approccio interculturale (e la comunicazione che ne deriva) rifiuta la staticità e la gerarchizzazione delle culture. A differenza del multiculturalismo (che è descrittivo e mira alla coesistenza pacifica, come in un “condominio”), l’interculturale è programmatico e presuppone la relazione, lo scambio e la possibilità di cambiamento reciproco.
 
Barriere e fraintendimenti nella Comunicazione
Le difficoltà comunicative in contesti multiculturali possono insorgere su tutti i piani: verbale, non verbale e paraverbale.
- Piano Verbale. La traduzione esatta dei significati è spesso impossibile perché ogni parola ha campi semantici specifici non perfettamente trasponibili. La struttura e il vocabolario di una lingua riflettono nel profondo la cultura e le modalità di pensiero. Ad esempio, gli Inuit usano molte parole per la neve, e gli Hopi possono usare un unico termine per oggetti volanti (tranne gli uccelli). Anche semplici forme di cortesia (chiedere “Come sta?”) possono generare imbarazzo, se non sono consuete nella cultura lavorativa dell’interlocutore.
 - Piano Non Verbale. Le differenze in questo ambito sono spesso maggiori e più difficili da riconoscere e gestire, poiché si crede (sbagliando) che i gesti siano universali. Esempi includono:
- La gestualità e il movimento del corpo (molto usati nel Sud Europa, meno nei Paesi scandinavi o in Giappone, dove possono turbare l’armonia).
 - Il contatto visivo (segno di rispetto in alcune culture mediterranee, ma scortese o evitabile in Nord Europa, Cina o Giappone).
 - Il sorriso, che in Europa denota accordo, ma in culture come quella giapponese può essere usato per dire no delicatamente e non offendere l’interlocutore.
 
 - Piano Paraverbale. Elementi come il tono di voce, il volume e l’uso del silenzio variano a seconda dei contesti culturali. Ad esempio, una pausa breve può essere un segno di rispetto per un finlandese, ma può essere interpretata come indecisione da un tedesco. Al contrario, i “latini non tollerano il silenzio” e tendono a riempire le pause, cosa che può irritare gli scandinavi.
 - Barriere generali. Le barriere si manifestano anche come “falso consenso” (assumere che i propri giudizi siano generalizzabili) e attraverso stili comunicativi diversi (alto/basso contesto, diretto/indiretto).
 
Sviluppo delle competenze
Per tradurre l’approccio interculturale in pratica, è urgente acquisire e sviluppare Competenze Interculturali (CI).
Le CI, come elaborate da ricerche condotte al Centro Studi Interculturali dell’Università di Verona, sono intese come un insieme di caratteristiche, conoscenze, attitudini e abilità per gestire con profitto relazioni con persone linguisticamente e culturalmente differenti.
Nel contesto comunicativo, le competenze necessarie per la mediazione e l’interazione interculturale (MI) includono in modo interattivo:
- Saper Essere (Attitudini). Apertura, sensibilità, decentramento (mettere in discussione il proprio punto di vista), curiosità, flessibilità (saper gestire situazioni inedite), umiltà (ammettere di non aver compreso), rispetto, responsabilità, empatia e congruenza.
 - Sapere (Conoscenze). Consapevolezza del Sé culturale (propria cultura), conoscenza delle culture altrui (contesto, ruoli, specificità), e conoscenze linguistiche verbali, non verbali e paraverbali.
 - Saper Fare (Abilità). Abilità linguistiche e comunicative (ascolto attivo, dialogo assertivo), capacità di osservazione, analisi e interpretazione della realtà interna ed esterna, e abilità relazionali (costruire rapporti stabili, cooperativi e inclusivi).
 
L’applicazione di queste competenze nel setting di comunicazione o mediazione richiede la sospensione del giudizio e un costante sforzo per chiarire il significato dei termini e dei comportamenti, riconoscendo che i propri parametri non sono universali.
Pertanto, l’importanza della Comunicazione Interculturale risiede nella sua capacità non solo di riconoscere le differenze, ma di tradurle in opportunità di arricchimento e di promuovere un’azione (interazione) tesa a creare un mondo più giusto, pacifico e sostenibile.
Sulle competenze interculturali, il Centro Studi Interculturali – Dipartimento di Scienze Umane dell’Università di Veronba, dall’anno accademico 2002-2003 organizza il Master in Intercultural Competence and Management – Mediazione Interculturale, Comunicazione e Gestione dei Conflitti.
Agostino Portera
(il testo è tratto dalle pubblicazioni del Professor Agostino Portera, ordinario di Pedagogia all’Università di Verona)

