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Mediazione - Gestione dei Conflitti - Università di Verona - Foto di Mohamed Hassan da Pixabay - teamwork-3213924_640

Mediazione, il progetto di ricerca University Dispute Resolution

Per l’università la mediazione non è semplicemente materia di studio, ma costituisce una metodologia didattica per un apprendimento basato sulla partecipazione attiva e la trasversalità, oltre a essere uno strumento per la gestione dei conflitti universitari.

Questo è ciò che sta alla base del progetto di ricerca University Dispute Resolution, la cui responsabilità scientifica è affidata ad Alberto M. Tedoldi, professore ordinario di Diritto processuale civile al Dipartimento di Scienze giuridiche e direttore del Centro di ricerca Neg2Med.

Il progetto “University Dispute Resolution” coinvolge l’intera Università degli Studi di Verona, essendo finalizzato a preservare la convivenza universitaria, quale coesistenza di pluralità di soggetti con preparazione, esperienza, competenze, settori scientifico-disciplinari, età e ruolo diversi.

L’università è a tutti gli effetti una comunità complessa, in cui non è insolito che insorgano differenze di vedute, contrasti di posizioni, tensioni, fraintendimenti o conflitti. Questi, se non gestiti correttamente, possono incidere sul clima, minarne l’equilibrio e influire sul benessere, sulla didattica, sulla ricerca e sul rendimento degli studenti.

 

Occorre, pertanto, far leva su uno strumento, come la mediazione, non solo efficace per gestire queste dinamiche, ma che permette di preservare i rapporti all’interno della comunità, sviluppando un nuovo modo di relazionarsi con l’altro, sempre più urgente nell’epoca contemporanea.

La partecipazione a un bando di finanziamento ha permesso di trasformare questa visione in un progetto concreto, introducendo filosofia e strumenti della mediazione negli spazi universitari.

Più precisamente, “U.d.r. – University Dispute Resolution” è un Progetto di Rilevante Interesse Nazionale (PRIN2022), finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca nell’ambito dei fondi dell’Unione Europea – NextGenerationEU.

Collaborazione tra Università di Verona e di Bologna

Tale progetto è frutto di una proficua collaborazione tra un gruppo di docenti e giovani ricercatori delle Università di Verona e di Bologna. Il team bolognese è coordinato dalla Prof.ssa Elena Zucconi Galli Fonseca, principal investigator del progetto.

Entrambe le unità operative condividono competenze nell’ambito dell’Appropriate Dispute Resolution, fondate su solide basi giuridiche e arricchite da prospettive interdisciplinari.

In particolare, il gruppo di ricerca dell’Università di Verona è composto dal Prof. Alberto M. Tedoldi, responsabile di unità, dal Prof. Marco Torsello, dalla Prof.ssa Paola Dusi, dalla Dott.ssa Giorgia Guerra, oltre che da due assegnisti di ricerca, la Dott.ssa Anastasia Montefusco e il Dott. Diego Tilola.

Il team veronese si avvale altresì del contributo del Dott. Alfonso Lanfranconi, formatore e mediatore, in qualità di consulente esterno.

A permeare le attività del progetto è la partecipazione attiva di coloro che, su richiesta del gruppo di ricerca e in base alle proprie funzioni e competenze, sono sempre disponibili a intervenire.

Tra questi figurano docenti di altri Dipartimenti, personale tecnico-amministrativo e grafici, sempre pronti a sostenere le esigenze, comprese quelle di innovazione, del PRIN. Lo si denota dalla pubblicazione di questa notizia.

Tutti, in maniera consapevole, riconoscono l’importanza di questa ricerca, dedicata alle persone e quindi sostenuta dalle stesse, rendendo possibile progressivamente l’attuazione degli obiettivi progettuali.

L’obiettivo principale del progetto

L’obiettivo principale del progetto – sottolinea il professor Alberto Tedoldi – è promuovere la cultura della mediazione e della gestione consensuale dei conflitti all’interno della comunità universitaria.

All’interno di questo obiettivo generale, sono stati individuati tre obiettivi specifici:

  • svolgere un’indagine scientifica sulle dinamiche di conflitto presenti all’interno dell’Ateneo e degli strumenti più adeguati alla loro gestione;
  • fornire una formazione innovativa mediante l’apertura di uno spazio di ascolto e parola (i.e. Sportello);
  • diffondere conoscenza intorno al tema tra studenti e personale dell’Ateneo

A tal riguardo, è bene sottolineare che il progetto non si limita a promuovere l’istituto giuridico, ma mira a trasmettere le tecniche di negoziazione e mediazione, promuovere l’autonomia dei singoli e diffondere la filosofia sottesa alla mediazione, attraverso convegni, laboratori e incontri di studio.

Ne sono un esempio i seminari tematici che si sono tenuti nel secondo semestre di quest’anno accademico, in diversi corsi di laurea, dal titolo “Giustizia consensuale in progress: sguardi comparati sulla mediazione”.

Questa iniziativa ha incentivato la partecipazione degli studenti alle attività del progetto, con particolare attenzione ai workshop formativi specifici, che li preparano a diventare peer mediators (mediatori tra pari).

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La formazione specifica per diventare peer mediators

È bene sottolineare che chi desidera candidarsi come mediatore universitario può farlo in qualsiasi momento, poiché verranno organizzate, di volta in volta, altre sessioni formative per l’inserimento nello Sportello di gestione del conflitto“, sottolinea il professor Tedoldi.

La formazione specifica già tenutasi è consistita in un corso intensivo di 12 ore, riguardante strumenti e tecniche di negoziazione e mediazione.

L’approccio didattico ha privilegiato l’esperienza pratica attraverso casi studio, role playing, simulazioni, lavori di gruppo ed esercizi di ascolto e comunicazione non verbale.

Il corso è stato tenuto dal Dott. Alfonso Lanfranconi, mediatore esperto e risorsa del Centro Neg2Med, ed è stato erogato dal Centro TaLc (Teaching and Learning Center), che promuove lo sviluppo di competenze trasversali.

Al termine del percorso, e superata la prova finale, ai partecipanti sono stati riconosciuti 2 crediti formativi. Chi ha già completato una prima formazione continua a essere seguito sotto supervisione per garantire la qualità dello Sportello di gestione del conflitto.

Che cos’è lo Sportello di gestione del conflitto

Lo Sportello di gestione del conflitto è un organo gestito dagli studenti ed aperto agli stessi studenti, per facilitare la gestione dei conflitti orizzontali all’interno della comunità accademica, attraverso l’impiego di alcuni strumenti di gestione costruttiva dei conflitti, quali:

  • la peer-mediation  (lett. “mediazione tra pari” in cui gli studenti intervengono per aiutare altri studenti nella soluzione dei loro conflitti),
  • il conflict-coaching (per quei casi in cui, per svariate ragioni, non è possibile svolgere un incontro diretto tra le parti coinvolte nel conflitto, per cui il conflict coach lavora individualmente con una sola parte affinché quest’ultima possa affrontare in maniera autonoma il conflitto),
  • il community group conferencing (strumento di giustizia riparativa che consiste in una mediazione allargata a tutte quelle persone coinvolte, direttamente o indirettamente, in un conflitto con ripercussioni comunitarie),
  • la mediazione con esperto

Ogni strumento prevede il coinvolgimento della componente studentesca. Anche nella mediazione con esperto, i giovani mediatori dello Sportello partecipano come osservatori degli incontri, prendendo nota di parole, sguardi e atteggiamenti delle parti.

Lo Sportello di gestione del conflitto permette, infatti, agli studenti di mettere in pratica le tecniche acquisite, proseguendo una formazione innovativa sul campo (learning by doing).

L’apprendimento avviene anche tramite peer education, lo scambio di competenze tra studenti che garantisce che lo Sportello rimanga attivo e funzionante, nonostante il naturale turnover delle risorse accademiche.

Per ora si è preferito optare per uno spazio online, ricorrendo alla piattaforma Zoom per facilitare la partecipazione ad ogni incontro, considerando che l’Università degli Studi di Verona ha più sedi.

Per chi volesse approfondire e consultare i giorni e gli orari di apertura dello Sportello, è possibile consultare il sito del progetto: https://www.udr-verona.it/gestire-i-conflitti-in-ateneo/

progetto di ricerca University Dispute Resolution - Logo UDR

Il progetto ha preso forma anche online

“Il nostro non è solamente un sito vetrina, ma uno spazio interattivo, capace di guidare gli studenti nella scoperta del procedimento di gestione del conflitto, in modo che possano capire facilmente come presentare la loro domanda di risoluzione del conflitto”, spiega il professor Tedoldi.

La “domanda di gestione del conflitto” è il documento mediante il quale è possibile attivare i servizi dello Sportello. Il sito web riproduce, per funzionalità, il gestionale degli organismi di mediazione.

Tutto è costruito con un approccio human centric e un linguaggio inclusivo per rendere la navigazione accessibile e coinvolgente.

Grazie al legal design abbiamo ridotto il più possibile il testo, sostituendolo con immagini, grafici e percorsi visivi intuitivi.

Chi vive un conflitto, con il carico emotivo che ne consegue, tende a essere sbrigativo, perché ogni incombenza sembra gravare di più. Ciò che desidera è trovare subito un modo per affrontare la situazione.

Che tipo di conflitti possono essere sottoposti allo Sportello

“Le tipologie di conflitti di cui ci stiamo occupando come gruppo di ricerca e rispetto ai quali abbiamo avanzato proposte innovative di gestione mediante ADR, sono i conflitti orizzontali (i.e. conflitti tra studenti, tra dottorandi, tra specializzandi)”, sottolinea il professor Tedoldi.

Si deve trattare di conflitti che concernono membri appartenenti alla comunità universitaria veronese, anche se il conflitto sorge all’interno di mura domestiche, ad esempio tra coinquilini.

Possono essere conflitti interpersonali, intragruppo o intergruppo e possono riguardare aspetti logistici, sbobinature, esami, comunicazione, etc.

Si evidenzia, però, che molti studenti, venuti a conoscenza delle nostre attività, hanno espresso il desiderio di estendere il progetto anche ai conflitti verticali. Sono quei conflitt che possono sorgere con personale tecnico-amministrativo e/o docenti, ritenendo poco sensata la nostra esclusione, soprattutto considerando che, secondo loro, sono più frequenti i conflitti con queste categorie.

“Noi ricordiamo sempre che, in tali casi, gli studenti possono rivolgersi al Garante della componente studentesca o, nei casi più gravi di molestie e discriminazioni, alla Consigliera di fiducia. L’idea, però, di partecipare a una mediazione, di aprire un canale di comunicazione libero, li affascina particolarmente”, fa notare il professor Tedoldi.

Gli studenti e i conflitti universitari

“È fondamentale comprendere come si pongono gli studenti rispetto ai conflitti universitari. Del resto, è per loro che stiamo progettando il servizio. Dall’inizio della ricerca, stiamo portando avanti un’indagine scientifica sulle dinamiche di conflitto presenti nell’ambiente universitario, procedendo ad una mappatura della conflittualità con relativa categorizzazione”, sottolinea il professor Tedoldi.

A tal fine, è stato predisposto un questionario, impostato in modalità anonima ed elaborato nel pieno rispetto della normativa sulla privacy. Articolato in tre sezioni, il questionario si propone, tra le finalità principali, di indagare la percezione, l’interpretazione e l’approccio ai conflitti e di esaminare il grado di conoscenza e la predisposizione all’impiego della mediazione per la gestione dei conflitti tra pari.

L’invito alla compilazione è stato trasmesso attraverso un link pubblico, accessibile esclusivamente tramite MyUnivr, su una pagina riservata agli studenti dell’Ateneo in possesso di credenziali GIA. Chi volesse partecipare all’indagine e dare il proprio contributo alla raccolta dati, ha ancora la possibilità di farlo, cliccando qui: https://bit.ly/Questionario_Udr-UniversityDisputeResolution

I modelli internazionali di mediazione universitaria

“Abbiamo avviato un’indagine – anche in chiave comparatistica – della dottrina internazionale e degli studi sul campo relativi alle esperienze straniere in tema di mediation programs e di sistemi di ADR implementati a livello universitario”, spiega il professor Tedoldi.  

Negli Stati Uniti molte università hanno da tempo impiegato la mediazione come strumento interno di gestione dei conflitti. In Europa, invece, l’attenzione alla mediazione accademica è ancora agli inizi e le università cominciano solo ora a sperimentare questi strumenti.

Un risultato significativo, in questa direzione, è stato ottenuto in Spagna dove il legislatore, con la legge n. 3 del 2022 ha imposto alle università pubbliche e private di introdurre nel proprio sistema disciplinare, sia che coinvolga docenti sia studenti, strumenti alternativi per risolvere i conflitti.

Per questo, il gruppo di ricerca ha approfondito il modello spagnolo in materia di “convivencia universitaria”, in un confronto con l’Università delle Isole Baleari (UIB – Universitat de les Illes Balears), analizzando l’esperienza maturata in questo contesto e considerandola alla luce delle peculiarità del sistema universitario italiano, in particolare attraverso scambi con il Síndic de greuges dell’Università (incaricato di difendere i diritti di tutti i membri della comunità universitaria) e con la Presidente della “Comissió de Convivència”.

Gestione dei Conflitti - Mediazione Interculturale - Comunicazione - Photo Brooke-Cagle-g1Kr4Ozfoac-Unsplash

Quali sono le prospettive per questo progetto University Dispute Resolution

“Ci auguriamo che questo progetto offra a tutti gli studenti la possibilità di conoscere e sperimentare la mediazione e gli altri strumenti di ADR, progredendo da progetto di ricerca a programma pilota replicabile anche in altre università italiane”, dichiara il professor Tedoldi. “E che questo avvenga attraverso la condivisione dei risultati con la comunità scientifica di riferimento, associazioni studentesche e autorità pubbliche, un po’ come è avvenuto in occasione della MAV e del Welcome Day del 2024, dove si è presentato il progetto e le sue finalità. Miriamo con determinazione all’istituzionalizzazione del servizio che stiamo implementando, affinché diventi parte integrante del sistema universitario di regolazione dei conflitti”.

Prosegue il professor Tedoldi: “Guardando al futuro, stiamo immaginando anche la creazione di un Mediation Talent Program, pensato per valorizzare giovani talenti, studenti ed ex alumni dell’Università di Verona, appassionati di mediazione e ADR”.

L’iniziativa vuole offrire un ponte concreto tra il mondo accademico e il territorio, rispondendo anche alla terza missione. I partecipanti avranno accesso a tirocini curriculari ed extracurriculari, cominciando a muovere così i loro primi passi professionali, magari dopo l’esperienza dello Sportello di gestione dei conflitti in Università.

L’invito agli studenti è di monitorare gli eventi sul sito del progetto; e a partecipare attivamente alle attività previste. L’appello è a chiunque sia interessato, indipendentemente dal Dipartimento di appartenenza o dalla percezione delle proprie capacità di gestire un conflitto, perché la mediazione si impara nell’interazione con gli altri, soprattutto qui e ora nella nostra Università.

La testimonianza di Ruth Meroni, peer mediator dell’Università di Verona

Ho scelto di aderire al progetto dello sportello di mediazione tra pari perché credo profondamente nell’importanza del dialogo e dell’ascolto tra studenti. L’università è un ambiente ricco di stimoli, ma può anche essere fonte di stress, incomprensioni e conflitti, sia a livello personale che relazionale”, sottolinea Ruth Meroni, peer mediator dell’Ateneo scaligero.

Prosegue Meroni: “Spesso ci si sente soli ad affrontare difficoltà, ed è proprio in questi momenti che avere uno spazio sicuro, gestito da pari, può fare la differenza. La mediazione tra pari non è solo uno strumento per risolvere i conflitti, ma è soprattutto un’opportunità per crescere insieme, per costruire un clima universitario più umano e accogliente”.

“Aderire a questo progetto significa, per me, assumermi una responsabilità verso gli altri studenti: offrire supporto, contribuire al benessere comune e imparare a gestire i conflitti in modo costruttivo. Non si tratta di “dare soluzioni”, ma di camminare insieme verso una maggiore consapevolezza e comprensione reciproca”, afferma Meroni.

“Ho deciso di candidarmi come peer mediator perché credo fortemente nel valore dell’ascolto, del dialogo e della comprensione reciproca”, fa notare Meroni. “Ho scelto di mettermi a disposizione per offrire supporto attraverso l’ascolto attivo, l’empatia e la fiducia reciproca: valori in cui mi riconosco e che ritengo fondamentali anche nel mondo accademico così da creare un ambiente più sereno e inclusivo. Inoltre, vedo in questo ruolo un’opportunità di crescita personale e relazionale, utile non solo all’università, ma anche nella vita”.

“In un ambiente competitivo come quello universitario, credo che iniziative come questa siano preziose perché mettono al centro le persone, prima ancora dei risultati”, fa notare la peer mediator, Ruth Meroni. “Ed è proprio questo il tipo di università in cui desidero crescere e formarmi, sia come studente che come persona”.

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