
Educazione interculturale e sfide della società contemporanea
Si parla di “fine della globalizzazione”, con il ritorno a una primazia degli Stati sovrani e delle teorie politiche sovraniste.
Tuttavia, la globalizzazione agisce e continua a permeare le nostre vite, con un mercato globale, migrazioni consistenti, traffici e spostamenti di merci e imprese.
L’educazione interculturale rappresenta ancora – in questo contesto – una delle risposte più significative alle sfide poste dalla globalizzazione e dall’interdipendenza crescente tra popoli e culture.
Come evidenziato da Gundara e Portera nell’articolo scientifico Theoretical reflections on intercultural education, pubblicato nel 2008 sull’Educazione Interculturale, questo approccio pedagogico si è sviluppato attraverso un percorso complesso, che merita di essere analizzato per comprenderne l’attuale rilevanza.
L’articolo è di quasi tre lustri fa ed è stato pubblicato sulla rivista Intercultural Education. Tuttavia mantiene una sua freschezza e un valore per chi ha a cuore la formazione, l’educazione e l’approccio interculturale in una società complessa.
Le origini dell’approccio interculturale
Gli anni ’70 e ’80 hanno visto emergere le prime riflessioni sistematiche sull’educazione in contesti multiculturali, fanno notare Gundara e Portera nel loro scritto.
In particolare, nel 1979 Pieter Batelaan condusse uno studio comparativo tra l’approccio “interculturale” nei Paesi Bassi e quello “multiculturale” in Gran Bretagna, gettando le basi per un dibattito che avrebbe portato alla fondazione dell’International Association for Intercultural Education (IAIE) nel 1983 a Londra.
La nascita dell’IAIE rappresentò un momento cruciale, poiché mise in luce la necessità di superare l’approccio meramente “multiculturale” diffuso nei paesi anglofoni, caratterizzato da una visione spesso problematica della diversità culturale e linguistica.
Come sottolinea infatti Agostino Portera, ordinario di Pedagogia Interculturale all’Università degli Studi di Verona e direttore del Master in Intercultural Competence and Management, l’educazione multiculturale tendeva infatti a concentrarsi in via principale sull’insegnamento della lingua seconda agli studenti immigrati, senza considerare le complesse dinamiche relazionali e i diritti di cittadinanza.
Dalla multiculturalità all’interculturalità
Il passaggio dal paradigma multiculturale a quello interculturale ha rappresentato un’evoluzione significativa, fa notare Portera.
Mentre l’approccio multiculturale si limita spesso a riconoscere la presenza di diverse culture nello stesso spazio sociale, la prospettiva interculturale enfatizza l’interazione, lo scambio e il dialogo tra le culture come elemento costitutivo del processo educativo.
Come evidenziato nell’articolo di Gundara e Portera, questo cambiamento di prospettiva è particolarmente evidente nel contesto europeo, dove documenti del Consiglio d’Europa e del Parlamento Europeo hanno via via incorporato i principi dell’educazione interculturale nelle politiche scolastiche.
Tuttavia, come notano Allemann-Ghionda (1999) e altri ricercatori citati nell’articolo, permane una certa ambiguità semantica e la necessità di formulazioni epistemologiche comuni.
Le sfide contemporanee e l’educazione interculturale
L’educazione interculturale si trova oggi ad affrontare sfide complesse che richiedono un ripensamento delle pratiche educative, sottolinea Portera, direttore del Centro Studi Interculturali all’Università di Verona. Tra queste:
1. La necessità di sviluppare competenze interculturali per facilitare la comunicazione attraverso le barriere linguistiche e nazionali
2. L’importanza di costruire curricula scolastici e formativi che rendano l’educazione più accessibile e equa
3. L’esigenza di basare gli interventi educativi su evidenze empiriche rigorose, superando approcci basati solo su “buone intenzioni”
4. La sfida di affrontare le disuguaglianze socio-economiche che spesso si intersecano con le differenze culturali
Prospettive future per l’educazione interculturale
Portera e Gundara, nell’articolo richiamato sopra, sottolineano come il futuro dell’educazione interculturale debba basarsi su alcuni pilastri fondamentali:
- Una solida base teorica e concettuale che superi i paradigmi dominanti anglo-americani ed europei
- Un’attenzione particolare alle voci tradizionalmente silenziate nel dibattito educativo
- La capacità di coniugare qualità ed equità nell’offerta formativa
- Un approccio evidence-based che integri contributi da diverse discipline
Particolare importanza riveste la formazione degli insegnanti, che devono sviluppare specifiche competenze interculturali attraverso percorsi formativi adeguati.
L’educazione interculturale si configura oggi come una risposta necessaria alle sfide della società globale.
Come sottolinea Portera, non si tratta solo di gestire la presenza di studenti di diverse provenienze nelle classi, ma di ripensare l’intero processo educativo in chiave interculturale.
Questo richiede un impegno a più livelli: dalla ricerca teorica alla formazione degli insegnanti, dalle politiche educative alle pratiche didattiche quotidiane.
Solo attraverso questo approccio sistemico sarà possibile realizzare quella che Gundara e Portera definiscono come una vera “educazione interculturale di qualità”, capace di promuovere equità e dialogo in un mondo sempre più interconnesso.
Maurizio Corte