
Un manuale di negoziazione e mediazione dall’Università di Verona
Immagina la giustizia come un ospedale sovraffollato dove i medici, pressati dal tempo e dalla burocrazia, si limitano ad amputare gli arti malati senza curare l’infezione alla radice.
Questa metafora, seppur cruda, riflette la critica condizione del sistema giudiziario contemporaneo che emerge dal nuovo “Manuale di Negoziazione e Mediazione” pubblicato da Zichelli, nell’ambito dei lavori di ricerca e alta formazione dell’Università degli Studi di Verona.
Il volume, curato da un team multidisciplinare di studiosi e docenti universitari – guidato dal centro di ricerca “Negoziare per Mediare-Neg2Med” – rappresenta molto più di un semplice manuale tecnico: è un manifesto per una rivoluzione culturale nel modo di concepire e risolvere i conflitti.
Lo spirito della mediazione
Nell’introduzione al volume di quasi 500 pagine, Alberto M. Tedoldi, direttore del centro Neg2Med, introduce quello che definisce lo “spirito della mediazione” – un approccio del tutto diverso dalla tradizionale logica conflittuale del processo giudiziario.
Se il tribunale tradizionale funziona come un’arena dove le parti si scontrano fino alla vittoria di una e alla sconfitta dell’altra, la mediazione opera come un laboratorio di soluzioni condivise.
Questo nuovo paradigma non nasce dal vuoto, ma risponde a una crisi sistemica evidenziata da dozzine di indicatori: l’accumulo di fascicoli, i tempi biblici dei processi, l’insoddisfazione crescente di cittadini e operatori. Come un fiume che trova nuovi percorsi quando il letto principale si ostruisce, la giustizia sta scoprendo vie alternative più efficaci e umane.
Un approccio multidisciplinare
Il manuale abbraccia una visione olistica che spazia dalla mediazione civile e commerciale alla mediazione interculturale, dalla giustizia riparativa alla mediazione familiare e internazionale.
Questa ampiezza non è casuale: riflette la consapevolezza che i conflitti umani sono organismi complessi. Come tali richiedono strumenti diversificati per essere compresi e risolti.
Le Alternative Dispute Resolution (ADR) vengono presentate non come semplici “alternative” alla giustizia tradizionale – termine che ne sminuirebbe l’importanza – ma come “strumenti complementari” o addirittura “vie privilegiate” per la composizione delle controversie nell’era post-moderna.
È come se, dopo aver utilizzato per secoli il martello come unico attrezzo, scoprissimo l’esistenza di un’intera cassetta degli attrezzi.
Nuovi operatori di pace
Il Manuale di negoziazione e mediazione delinea il profilo di una nuova figura professionale: l’operatore di pace.
Non si tratta di un semplice tecnico delle procedure, ma di un professionista dalla formazione multidisciplinare che attinge a diritto, storia, filosofia ed economia per comprendere la complessità dei rapporti umani.
Questi mediatori e negoziatori sono descritti come figure che “assistono umilmente alla crisi del rapporto tra le parti” per favorire una “guarigione” completa del conflitto, non la sua mera rimozione superficiale.
La metafora medica è appropriata: come un bravo medico cerca di curare la causa della malattia e non solo i sintomi, l’operatore di pace mira a ristabilire l’equilibrio relazionale tra le parti.
Un nuovo modello di giustizia
Il concetto di “Multi-door Courthouse” rappresenta forse l’innovazione più significativa proposta dal manuale.
Immagina un palazzo di giustizia non più come una fortezza con un’unica porta d’accesso – il processo tradizionale – ma come un edificio con molte porte, ognuna delle quali conduce a un percorso diverso di risoluzione del conflitto.
In questo nuovo modello, la via giudiziaria diventa l’extrema ratio, l’ultima spiaggia quando tutti gli altri strumenti hanno fallito. È un ribaltamento di prospettiva che riconosce la superiorità delle soluzioni consensuali su quelle imposte dall’alto.
Implicazioni per la formazione universitaria
Il manuale, frutto del lavoro di ricerca del centro Neg2Med, non si limita a descrivere lo stato dell’arte, ma lancia una sfida al sistema formativo.
Gli autori auspicano che mediazione e negoziazione vengano integrate fin dai primi anni universitari, formando una nuova generazione di operatori del diritto equipaggiati con strumenti di pace oltre che di guerra.
Questa visione pedagogica riconosce che il cambiamento culturale deve iniziare dalle aule universitarie, dove si formano le mentalità professionali del futuro. È un investimento a lungo termine nella costruzione di una società meno conflittuale e più collaborativa.
Un contributo per professionisti e studiosi
Il Manuale di negoziazione e mediazione si rivolge a un pubblico ampio: giuristi, mediatori, professionisti e studenti interessati a comprendere e applicare i principi della giustizia consensuale.
La sua forza risiede nell’approccio sistematico e multidisciplinare che valorizza l’autonomia delle parti nella ricerca di soluzioni durature.
Il lavoro del centro “Negoziare per Mediare-Neg2Med” dell’Università di Verona rappresenta un esempio di come l’accademia possa contribuire concretamente all’evoluzione delle pratiche professionali e sociali. I
n un’epoca in cui i conflitti sembrano moltiplicarsi a ogni livello – personale, sociale, internazionale – questo manuale offre una bussola per navigare verso soluzioni più umane e sostenibili.
In questa prospettiva, il Manuale di negoziazione e mediazione non è solo un libro: è il manifesto di una rivoluzione silenziosa che sta trasformando il modo di concepire la giustizia.
Come ogni vera rivoluzione, non si limita a cambiare le procedure, ma mira a trasformare le mentalità e i valori che guidano l’azione professionale.
In un mondo dove la conflittualità sembra essere diventata la modalità predefinita di relazione, il libro redatto dagli studiosi dell’Università di Verona ci ricorda che esistono alternative più efficaci e umane.
La sfida ora è quella di tradurre questa visione in pratiche concrete, formando una nuova generazione di operatori capaci di essere costruttori di pace anziché “guerrieri” del diritto.
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